“Facciamo il Castore in Valle D’Aosta ad agosto!”. Io “beh vedremo dai…”. VEDREMO penso…c’è una certa insicurezza nell’affrontare quella lunga ed affascinante cresta innevata a quattromila metri. Allo stesso tempo la voglia di percorrerla, di camminare passo dopo passo sul filo di cresta e di raggiungere la cima a 4.228 metri. Uno dei tanti piccoli sogni nel cassetto.
Gressoney la Trinitè, Valle D’Aosta
Siamo a Gressoney La trinitè, un piccolo e grazioso paesino di montagna di 300 abitanti a 1600 metri di altitudine in Valle D’Aosta, la Valle del Lys. Staffal è il punto di partenza di numerose vie alpinistiche ed escursionistiche. A casa abbiamo preparato itinerari e relazioni ma per fare tutto ciò che vogliamo dovremo avere come punto d’appoggio un rifugio e il meteo dalla nostra parte, cose che non sono sempre scontate! Infatti i rifugi sono full per tutta la settimana. Giustamente trovare libero ad agosto è fantascienza :).
Cristo delle Vette
Così al primo giorno di sole pieno, saliamo con gli impianti a Indren e la nostra meta sarà il Balmerhorn ( fattibile in giornata), conosciuto anche come Cristo delle Vette per l’enorme statua del Cristo posta sulla cima. Sono rimasta così affascinata due anni fa da questa grandissima statua quando feci la Piramide Vincent! Il Cristo, alto 3,6 metri, mi ha dato la sensazione di accogliere l’alpinista a braccia aperte. Voglio salire li! E così, passo dopo passo, saliamo la cima che sebbene superi i 4.000 metri non risulta come cima ufficiale dei quattromila. Poco importa sinceramente.
Prima di fare un’escursione leggo qualche curiosità o fatto storico del percorso. Il Cristo delle Vette fa parte del Monte rosa dal 1955 e credo che molti siano gli alpinisti che gli fanno visita. La cima mi ha emozionato molto, non per la difficoltà, ma lassù c’è stato un momento in cui non potevo non piangere. Il motivo non lo so, forse semplicemente emozione, forse l’essere accolta a braccia aperte a quattromila metri….
Capanna Margherita, il rifugio più alto d’Europa con i suoi 4500 metri , è un’altra meta che ci piacerebbe raggiungere. Ma il nostro sogno finisce presto perchè purtroppo i rifugi non hanno disponibilità. Li chiamiamo tutti, più volte, prima il mio compagno e poi a distanza di due ore io. “Al Rifugio Quintino Sella hanno posto, ho prenotato per sabato”. Lo sapete chi pernotta al Sella che cima fa di solito? Il Castore appunto.
Salita alpinistica al Castore
Sabato con molto calma prendiamo gli impianti di Staffal e saliamo al Colle Bettaforca. Una Zona del Rosa che ancora non avevamo esplorato, una salita affascinante, in ambiente di alta montagna straordinario. Con 12 kg sulle spalle ci incamminiamo. Causa covid ci portiamo sacco a pelo, ciabatte, gel mani (anche se tutti i rifugi sono riforniti). Il colle di Bettaforca è a 2.700 metri, il rifugio Sella a 3.585, chissà come passerò la notte…quest’anno in effetti non abbiamo mai dormito sopra i 2.700 metri…però abbiamo fatto tutto gradualmente, non dovremo avere problemi, dico per rassicurarmi. Il sentiero al Sella è contrassegnato molto bene, bolloni e ometti a prova di nebbia. Si cammina per lo più su pietraia fino ad alzarsi di quota e percorrere la bellissima cresta attrezzata con un cavo stile “ringhiera” che porta al rifugio. Fra una foto, un passo e uno sguardo attorno a noi, arriviamo al rifugio Quintino Sella, ai piedi del ghiacciaio del Felik. E nascosto dietro le nuvole lui, il Castore.
Il rifugio è completamente rinnovato e accogliente. Dormo più o meno e senza alcun problema. I rifugisti ci consigliano di partire tardi, colazione alle 5 che tanto prima c’è il caos. Così faccciamo e siamo i penultimi a incamminarci verso la vetta. Inizialmente la salita è dolce e siamo accompagnati dal colore rosa dell’alba che tinge il nuovo giorno. Ahh l’alba, non c’è momento più bello secondo me. Nel frattempo raggiungiamo le cordate più grosse e passiamo oltre lasciandole alle nostre spalle . Iniziamo il ripido pendio ghiacciato che ci porta al colle del Felik. Usciamo in cresta e alla nostra destra ammiriamo il Lyskamm, così imponente e da me temuto. Sul colle del Felik facciamo due minuti di pausa, si apre un pianoro che non immaginavo, un panorama favoloso fra i ghiacci perenni. E pian piano proseguiamo per iniziare la famosa cresta che ci porterà alla cima.
Lasciamo alle spalle altre cordate e in pochi minuti siamo sul filo di cresta. Non mi sembra vero! Pochi pensieri, tanta concentrazione. Qui e adesso. Niente altro. Che poi la parte più difficile è far passare gli alpinisti che tornano indietro dalla vetta…ci si deve spostare fuori traccia e lasciar passare…e vi assicuro che fa un certo che:)! I crepacci sotto di noi sono veramente enormi. Passo dopo passo, percorro questa affascinante cresta..alzo gli occhi…cinquanta metri e siamo arrivati e già inizio ad emozionarmi. Quando sono felice, estremamente felice ed emozionata, piango…e a malapena riesco a dire due parole in video (anche perchè giustamente c’era un vento a dir poco fastidioso…sapete quanto io ami il vento no???).
Mi complimento con me stessa, non lo faccio mai. Per la forza, la passione, la devozione che dedico per raggiungere i miei piccoli grandi sogni. Grazie!
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